Twitter e lo State of Union Address, #education il tag più citato (infografica)

E’ sempre interessante dare un’occhiata alle dinamiche di partecipazioni politica oltreoceano. Ieri ha avuto luogo lo State of the Union Address (#SOTU su Twitter), l’evento di presentazione del programma di lavoro da parte della Casa Bianca, e come da “tradizione” i social media hanno avuto un posto di rilievo. È stato organizzato un tweetup, indicando alcuni hashtag corrispondenti ai concetti chiave trattati dai congressisti: #jobs, #manufacturing, #education, #fairness, #energy, come si può vedere in questo tweet ufficiale (questo il link diretto al tweet):

The @WhiteHouse has identified hashtags for tonight’s SOTU, including #jobs, #manufacturing, #energy, #education and #fairness.
— Matthew K (@ProducerMatthew) Gennaio 24, 2012

Alcuni dati statistici

Twitter ha rilasciato i dati ufficiali intorno a questo evento: sono stati inviati oltre 766.000 tweet riferiti all’evento, nell’arco di poco più di un’ora e mezza. Il tag più citato è stato #education, mentre altre parole chiave sono nate spontaneamente dalla twittersfera, tra cui (prevedibilmente) #taxes, #defence, #immigration. Il discorso è stato lungo e articolato, incentrato sulla necessità degli USA di risollevarsi dalla crisi con misure che incentivino l’impresa e l’occupazione. In coda all’articolo un’infografica con i dettagli sull’uso di Twitter durante il congresso.

Cosa c’entra Steve Jobs???
Una nota di colore è la citazione di Steve Jobs nel contesto della volontà di ri-creare le condizioni per cui nuovamente gli Stati Uniti siano un terreno fertile in cui i talenti possano trovare una strada per il successo e contribuire allo sviluppo del paese. Interessante il passaggio in cui dice, con un gioco di parole (voluto o meno, è evidente) sul termine jobs:
“Don’t let other countries win the race for the future. Support the same kind of research and innovation that led to the computer chip and the Internet; to new American jobs and new American industries.” . Il tema è approfondito in questo articolo su TechCrunch.
La citazione di Jobs era veramente marginale, in tutto il discorso, direi strumentale a ribadire in modo moderno che il fatto che esista il “self-men americano” non è casuale, non è tutto merito del “self-men” ma è in qualche modo un prodotto del fertile terreno americano, dove se vuoi, puoi (come ha ben intuito Obama durante le elezioni, coniando lo slogano Yes, we can).

E i cittadini?
È interessante osservare le dinamiche della discussione parallela sui vari media, tipica di Twitter. Mentre il congresso si svolge e viene trasmesso in diretta, congressisti e altri cittadini citano su Twitter parti del discorso, pongono domande, si citano a vicenda e i messaggi sono trasmessi in diretta, gli oratori interagiscono rispondendo anch’essi e riprendendo i temi più gettonati. Il classico effetto macchinetta del caffè, o virtual watercooler (boccione dell’acqua virtuale) come dicono gli americani. Nulla di strano per chi usa Twitter e forse nulla di strano per gli americani, più abituati di noi a dialogare e interagire con la politica in modo diretto. Si può forse pensare che in tutto ciò ci sia qualcosa di demagogico e forse non utile come dei veri tavoli di lavoro, ma è un meccanismo trasparente, allargato a tutti (anche a quelli che non sono presenti fisicamente, ma anche quelli lontani, seduti sul divano a casa che seguono l’evento in tv), in cui i politici si mettono in gioco sul serio: Twitter non ha censure in questo contesto, i Tweet sono pubblici e sono permanenti, e gli elettori non sono timidi nel fare le loro richieste, sottolineare i passaggi, esprimere il dissenso. Il tutto in un arco di tempo delimitato e con gli occhi della stampa su quanto viene detto. Non è questa forse la politica, non sono forse questi i banchi di prova dei candidati, ma è un tipo di dialogo che mi pare aggiunga molto al processo di avvicinamento tra cittadini e politica. Non sostituisce altre forme di dialogo, ma le integra e le rende più reali e più vicine alle persone.

E noi?
Chissà se avremo mai l’opportunita’ di vedere l’effetto che fa in Italia.
Chissà.

Il tweetup
Per chi fosse interessato, nel canale Mashable di Storify è possibile consultare tutto il tweetup (questo il link).

L’infografica (tratta da questo articolo su Mashable)

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