Blognotes di viaggio: Malesia e Singapore. Quarta parte

Blognotes di viaggio: 5 giugno, parco del monte Kinabalu


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Dedichiamo la giornata al parco del monte Kinabalu, la cima piu’ alta della malesia (oltre 4000 metri – curiosita’: neve poca, ma in compenso in cima crescono piante di te’ selvatico, manco a dirlo i primi a scalarlo sono stati degli inglesi…).

Iniziamo visitando un giardino botanico dove si possono osservare alcune specie endemiche. Piccole orchidee, bambu’, muschi, banani e piante carnivore. Tra queste, alcuni fiori molto curiosi, a forma di imbuto che contengono sostanze ed enzimi in grado di attirare e, quindi, intrappolare gli insetti.

La guida ci spiega che le piante carnivore in Malesia non sono del tipo con i “denti e le mascelle”, che scattano al passaggio della preda. Si limitano ad emettere odori di richiamo, aspettano che l’insetto (o un piccolo animale) cada dentro e quindi lo digeriscono. In fondo fa caldo e gli insetti abbondano, perche’ far fatica e agitarsi tanto?
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Ottengono tutte le sostanze nutritizie dalle prede, per cui non necessitano di assorbire altri nutrienti dalle radici (infatti, crescono anche sospese in aria).
Il terreno e’ quasi completamente ricoperto di muschio: la guida ci spiega che hanno un ruolo fondamentale nell’ecosistema per la regolazione ed il mantenimento delle risorse idriche. Infatti, molte delle numerose varieta’ di muschio agiscono come delle vere e proprie spugne che catturano e conservano l’acqua della pioggia e la rilasciano piano piano al terreno sottostante.

Usciamo dal parco e lungo la strada ci fermiamo a comprare un po’ di frutta in un mercatino, con non poco imbarazzo perche’ i frutti sono decisamente sconosciuti. Anche il sapore risultera’ molto particolare, non sempre entusiasmante per il mio palato, in ogni caso molto dolce.
Vediamo delle fragole e ci raccontano che nella zona stanno facendo delle colture in serra da un paio di anni.
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Quindi ci dirigiamo a Poring dove, dopo una salita di ca 500 metri, leggera ma faticosa per il caldo, attraversiamo le chiome degli alberi su alcuni ponti sospesi (molto traballanti), che distano dal terreno, in alcuni punti, di oltre 80 metri.
Interessante sapere che qui, come anche in altri parchi, ai turisti viene chiesto di pagare una tassa, in genere dai 5 ai 30 riggit, per poter fare delle foto.

Scesi ci dirigiamo verso un piccolo parco dove vive Jekie, un orango femmina di circa 25 anni, stanziale. Ci raccontano che ha deciso di restare li’ perche’ non e’ riuscita ad integrarsi in nessuna colonia selvatica di oranghi, per via del fatto che e’ sterile e quindi nessun maschio la accoglie. Quindi, ora vive con i ranger.

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Comunque, gli oranghi pare abbiano una certa affezione per l’uomo, una volta che sono stati in cattivita’, e devo dire che fa un certo effetto guardarli negli occhi, molto molto espressivi…
Infine, ci dirigiamo verso il parco delle rafflesie, uno dei fiori piu’ grandi al mondo, ne sono stati descritti con un diametro di oltre un metro.

Purtroppo troviamo una sola rafflesia fiorita, con un petalo ancora non del tutto schiuso.
Ma ne possiamo osservare il destino: a fianco, completamente nera, una vecchia rafflesia che ha esaurito il suo ciclo vitale.
E’ un fiore molto bello, endemico della zona.
Nonostante la bellezza ha pero’ una terribile controindicazione: emana un pessimo odore, non e’ esattamente il fiore che si vorrebbe avere nel proprio giardino.

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