Il mantello dell’invisibilità

Vignetta da http://goodstuff568.wordpress.com/2007/12/

Le leggende si perdono nella notte dei tempi, Harry Potter ce l’aveva già, prima ancora ne possedeva uno Motoko Kusanagi in Ghost in the shell (una fantomatica “coperta termomimetica”), il mantello dell’invisibilità è un evergreen nel fantasy e nella fantascienza. Eppure non è solo fantasia: i prototipi del mantello invisibile iniziano ad essere avvistati (si fa per dire). E’ di questi giorni il comunicato stampa degli scienziati della University of St. Andrews in Scozia sul Metaflex (leggi qui l’articolo originale in PDF su New Journal of Physics), un “metamateriale” (= materiali le cui proprietà dipendono più dalla struttura che dalla composizione) flessibile che permette di nascondere dalla vista gli oggetti che riveste, deviando i raggi luminosi (si dice “rifrazione negativa”). Ad essere onesti, l’esperimento per ora è valido con le microonde, ma il passo è breve per le altre lunghezze d’onda, capito il principio (così dicono, almeno…). In pratica, i ricercatori hanno “stampato” delle piccole antennine, più piccole della lunghezza d’onda delle microonde, in cui si verifica un fenomeno chiamato risonanza plasmonica. In sostanza, le antennine metalliche conferiscono al metallo di cui sono fatte la proprietà di deviare la luce. E’ il caso di dire che qui conta di più la forma che la sostanza…
A dire il vero, di questi materiali parlava già David R. Smith della Duke University nel 2006 (e forse anche prima), ora la sfida è utilizzare questo principio per confezionare materiali malleabili per tessuti, pannelli, vernici.
In How stuff work c’è un interessante approfondimento sull’argomento, che spazia dai trucchi cinematografici alle vere tecnologie per l’invisibilità.
Ovvio che il primo impiego che viene in mente è quello militare, quindi gli usi civili “illeciti” (stalking, spionaggio industriale…), ma mi vengono in mente anche interessanti applicazioni, tipo vernici per nascondere gli ecomostri che non si possono abbattere…

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